Un affresco che mostra, attraverso gli slanci della poesia vernacolare, gli aneddoti ambientati nel ceto più verace e popolare della città

Nel panorama della poesia vernacolare molisana, spicca, per arguzia, la raccolta “Sonetti campobassani”: una vera apoteosi dell’ironia campobassana, scritta, originariamente, per i figli e per pochi amici dal compianto poeta per hobby, Michele Di Tota, ex dipendente dell’Inps, fratello del giornalista professionista Antonio Di Tota, vissuto a Roma, e profondo conoscitore del vernacolo locale, che ebbe modo, nel secolo scorso, di far conoscere la propria vivace vena poetica attraverso la rivista “Tiro..Rete”, diretta dall’avvocato Franco Mancini, pubblicata e distribuita gratuitamente negli anni ’80, nel vecchio stadio “Romagnoli”, durante le partite giocate in casa, dalla squadra di calcio del Campobasso di Tonino Molinari, all’epoca dei successi sportivi che fecero registrare la promozione in Serie B (avvenuta nell’anno calcistico 1981-1982) e che accoglieva, tra i collaboratori di redazione: il compianto caricaturista e vignettista Tonino Perrone ed alcune virtuose “penne” dell’epoca, come quelle di Norberto Lombardi, Liberato De Filippis, Franco Mancini, Nicolino De Santis, Franco Levratti.
Quell’avventura editoriale rappresentò una felice stagione in cui lo sport, la politica, il mondo imprenditoriale, gli organi di stampa e le emittenti private, tutta la cittadinanza scoprirono la felice congiuntura dettata dalla magica coesione e dallo spirito di appartenenza aggregante, favorita dai successi sportivi della squadra di calcio. La rivista “Tiro…Rete”, fu il frutto di una felice sintonia giornalistica ed editoriale pronta ad enfatizzare alcuni protagonisti della vita sportiva, sociale e politica della città dell’epoca, tratteggiando, in maniera umoristica e satirica, gli aneddoti di una comunità unita dall’euforia, dalla passione sportiva e da imperscrutabili e fraterni sentimenti di amicizia di una generazione che non c’è più, nell’ambito di una società, che appare oggi profondamente rinnovata e priva della genuinità, del carisma popolare e dello spessore, di alcuni dei personaggi dell’epoca, come quelli ricordati dall’avv. Franco Mancini, nel corso della presentazione del libro “Sonetti campobassani” di Michele Di Tota, in cui il figlio Giovanni Di Tota, giornalista televisivo, ha avuto modo di evocare un profilo più privato del padre, declamando alcune dei versi vernacolari contenuti nel libro, presentato nel salotto culturale del Pastificio “La Molisana”, nell’ambito della Campagna Letteraria “Vincenzo Ferro”, diretta dalla giornalista Michaela Marcaccio.
Michele Di Tota, nella veste di autore di poesie in vernacolo, fu anche particolarmente vicino ad alcuni gruppi folkloristici come la Polifonica Monforte, diretta da Rosa Socci, nella veste di portavoce artistico dell’anima e identità della città che, oggi, attraverso la ristampa del libro voluta e curata dai figli Giovanni e Maria Grazia Di Tota, in collaborazione con la Tipografia Lampo di Ripalimosani, ritrova luce, testimonianze ed una rinnovata attenzione popolare, comprovata dal record di presenze fatto registrare dall’evento di presentazione, svoltosi sabato 8 Novembre, presso la sede del Pastificio “La Molisana”.
Il libro “Sonetti campobassani” di Michele Di Tota, rappresenta una raccolta di versi vernacolari che immortalano l’innata e peculiare ironia contenuta nel dialetto campobassano, grazie alla quale è, puntualmente, filtrata e capace di generare il sorriso del lettore, l’osservazione puntuale di fatti quotidiani spesso vissuti in prima persona, nonché personaggi caricaturali, dinamiche familiari, tradizioni e riti della città. Un affresco che mostra, attraverso gli slanci della poesia vernacolare, gli aneddoti ambientati nel ceto più verace e popolare della città, capaci di mettere in dubbio perfino ‘A Livella di Totò e di ironizzare sui tempi della Sanità, sugli oneri dello Stato, sulla complessità dei condomini, sulle chiacchiere della politica, sull’astuzia degli avvocati, enfatizzando la quotidianità e la saggezza di un popolo campobassano particolarmente pungente, semplice ed arguto.








