Il racconto degli architetti Lorenzo Cantalini e Marilena Baggio: “La mission progettuale è stata quella di restituire luce e godibilità del parco”

A Campobasso torna all’antico, originario, splendore la settecentesca Villa De Capoa di Andrea De Capoa, a suo tempo inserita nella “città giardino” di Gioacchino Murat, progettata da Bernardino Musenga, nel 1806, durante la ricostruzione della città nuova, fuori le mura del centro storico, avvenuta dopo il terremoto dell’anno precedente, nell’area del preesistente Monastero delle Grazie, inizialmente utilizzata dai monaci per la coltivazione delle erbe e per la preparazione dei medicinali. La Villa del Capoa fu ceduta dalla contessa Marianna De Capoa, nel 1875 al Comune di Campobasso, per essere riconosciuta nel secolo scorso, fino ai nostri giorni, quale luogo di aggregazione della comunità, deputata al passeggio ed all’intrattenimento, comprensiva delle attività di un parco con giochi per bimbi, di un bocciodromo, del circolo tennis e della piscina comunale.
Grazie ai fondi del PNRR e a un progetto di riqualificazione voluto dalle amministrazioni Comunali succedutesi fra il 2023 e il 2024 (coinciso con un primo bando scaduto il 27 dicembre 2023), la realizzazione del restyling ha riguardato sia gli arredi che gli impianti, e la rigenerazione dei giardini, grazie ai lavori eseguiti da una Associazione Temporanea di Imprese costituitasi fra l’impresa molisana De Vincenzo Costruzioni e l’azienda veneziana DucaleRestauro: imprese unite dalla capacità di restaurare beni immobili sottoposti a tutela, per far rinascere opere d’arte e architettoniche, riportandole allo splendore originale.
Il Comune ha seguito i lavori, cominciati nel maggio 2024, attraverso il coordinamento del Rup, rappresentato dal geometra Olindo Fiorilli. La direzione lavori è stata affiancata dall’ingegnere Michele Carpinone e dall’architetto Marzia Zappone.
La nuova mission progettuale è stata quella di restituire luce e godibilità del parco, inizialmente caratterizzato dalla presenza di molta vegetazione arbustiva, liberando le aiuole, saturate da piante spontanee, nate dai semi degli alberi più grandi e, particolarmente, ombreggiate. “C’era poca luce – ha dichiarato l’architetto Lorenzo Cantalini, Direttore dei Lavori e Capogruppo dell’RTP incaricata della progettazione e direzione dell’intervento, dello Studio Dinamis Architettura srl. di L’Aquila -“Il parco si era infittito e presentava un’eccessiva presenza di specie arbustive spontanee, come il lauroceraso. Abbiamo, quindi, restituito colore e respiro al giardino, senza compromettere il patrimonio di sempreverdi e alberi monumentali, reinserendo specie a foglia caduca (come tigli, ginko biloba e ippocastani) per riportare varietà cromatica e stagionalità all’intera Villa. Abbiamo così deciso di restituire luce alle aiuole, riprendendo l’antica identità del parco come giardino di erbe officinali: piante in grado di tappezzare il terreno, di regalare un continuo alternarsi di fioriture primaverili e di diventare una nuova risorsa ecologica per impollinatori e avifauna. La storica fontana vaso è stata riposizionata nella posizione originaria, al centro della parte di giardino all’italiana. Sono state, quindi, restaurate le sculture, le statue, i caratteristici candelabri in ferro battuto, la cancellata monumentale – ha proseguito l’architetto Cantalini – ed è stata riconfigurata l’area della peschiera, conferendole una nuova centralità grazie ai nuovi getti e all’allestimento delle antiche spoglia. Anche il terzo elemento d’acqua, il grottino, è stato restaurato nella vasca e nei paramenti murari, e valorizzato attraverso un attento inserimento della luce. Alla preesistente illuminazione pubblica è stato affiancato un nuovo impianto di luce d’accento, studiato per valorizzare, in modo mirato, le fontane, gli elementi scultorei, quelli d’acqua e le emergenze vegetali di maggiore pregio – come gli alberi storici ( cedri, sequoie, ippocastano e il grande leccio) mettendo, al contempo, in risalto, le geometrie del giardino”.
“Il Parco, già come impatto iniziale, manifestava la sua bellezza storica, grazie alle bordature create dai bossi. Non avevo mai visto, in Italia, una villa con tanti metri lineari di bossi – ha detto l’architetto Marilena Baggio, fondatrice dello Studio Greencure Landscaping di Milano che, con il dottore Forestale Nicola Gallinaro, si è occupata del verde nella sua fase di progettazione e direzione operativa specialistica, avvalendosi della preziosa collaborazione, in loco, dell’agronomo Stefano Vitale – e d’accordo con la Direzione Lavori, abbiamo compiuto un’indagine che, inizialmente, raccoglieva le informazioni fornite dall’Università degli Studi del Molise, che ci ha consentito una prima valutazione del parco. Abbiamo affrontato il tema richiesto come una composizione, analizzandolo dal punto di vista storico, artistico, urbano, in funzione della sua apertura al pubblico, considerando che si trattava di un monumento unico: un’opera polifunzionale e polimaterica, dalla ricchezza estetica, ecologica, sociale maturata nel tempo, da mantenere in vita e in sintonia con la sua evoluzione”.
L’architetto Marilena Baggio ha, quindi, nel corso della sua indagine, esaminato la “storia per progettare il futuro”, leit motiv delle sue progettazioni, partendo dallo stile originario del parco nato nel 1806, riproponendo la bellezza dei bossi e dei tigli. Facendo attenzione alla sua sostenibilità ecologica. Abbattendo le piante ammalate e in sofferenza, coma alcuni ippocastani e un pinus marittimo. Perseguendo una biodiversità non interrotta dalle stagioni. Introducendo arbusti di varie altezze e garantendo la presenza di spazi gradevoli senza avere più zone impenetrabili, nel rispetto della suddivisione nei settori, già contemplata dall’Università degli Studi del Molise. E dotando, inoltre, l’area in corrispondenza dell’ingresso dalla piazza Falcone e Borsellino, di piante officinali corrispondenti alla prima epoca del Parco e a quelle dei giardini medievali. “Abbiamo cercato di mascherare l’area del bocciodromo e di prevedere lungo il belvedere, dove c’è l’affaccio sulla piscina, la presenza di specie di fiori che hanno la fioritura durante tutto l’anno, in mondo da non rendere monotematico il giardino. Abbiamo, quindi, previsto una pavimentazione, in parte in calcestre drenante, in parte in terra battuta, e ripristinato il ghiaino, per facilitare il cammino per le persone con disabilità. E’ stata quindi, prevista l’irrigazione suddivisa per zone, in modo tale da favorire l’autonomia di ogni settore. Sono stati inseriti cedri, querce, tigli, tassi, cipressi (nell’area del sacrario). E abbiamo piantato l’Acanthus Mollis, l’Hydrangea, l’Achemilla Vulgaris nell’area della fontana – ha proseguito l’architetto Marilena Baggio – privilegiando la presenza di alcune specie di piante in grado di sopravvivere al lungo cambiamento climatico, in corrispondenza dell’ingresso principale della Villa”. Nel maggio scorso la scelta, concordata con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, di abbattere i vecchi pini esistenti a causa dell’eccessiva inclinazione raggiunta, in corrispondenza dell’area che affaccia sul parco giochi dei bimbi, per sostituirla con i tigli, a seguito delle analisi e delle relative schede VTA prodotte dall’agronomo Virgilio Piatti.
12.686 piante nuove inserite nella rinnovata Villa de Capoa, che non potrà fare a meno della cura costante della manutenzione, da parte dell’Amministrazione Comunale, che restituisce alle presenti e future generazioni di Campobasso, la bellezza di un luogo che rappresenta l’ideale continuità con la ottocentesca “città giardino” di Gioacchino Murat.
Davide Marroni



































