La storia di un valoroso combattente in Grecia restituita alla memoria della comunità di Baranello, grazie al rinvenimento, a Maddaloni, di una piastrina militare e agli studi di Antonio Salvatore

Un signore di Maddaloni, scopre, grazie ad un metal detector, nel giardino di casa, una medaglietta militare in rame, che riporta i dati anagrafici di un soldato originario di Baranello, Paolo Mancinelli, nato il 25 gennaio del 1921, da Nicola e da Maria Barone e dopo aver cercato su internet, riesce a rintracciare, telefonicamente, il pronipote, Michele, a Campobasso e dopo averne accertato il legame di parentela, gliela spedisce. A quella medaglietta lo storico Antonio Salvatore riesce a dare un cuore, ricostruendo la storia di un eroico combattente molisano, Paolo Mancinelli, all’epoca assegnato al 31mo Reggimento di Fanteria “Siena”, che aveva la sede a Napoli, e da cui fu trasferito, successivamente, in Grecia, a Creta. Il Comune di Baranello organizza un incontro pubblico, per ricordarne la figura, grazie al lavoro di ricostruzione storica, compiuto da Antonio Salvatore, nel corso del quale, la famiglia Mancinelli dona, ufficialmente, la piastrina militare, rinvenuta a Maddaloni, al Comune di Baranello, nelle mani del Sindaco Riccardo Di Chiro, nell’incontro presentato da Irene Barone.
“Studiare la storia di Paolo fa sì che questa piastrina avrà un cuore e che tornerà a respirare” ha detto lo studioso Antonio Salvatore, nel corso dell’incontro, ricordando l’importanza di tramandare alle nuove generazioni la cultura del luogo, valorizzandone la storia, ricordando, per esempio, che a Baranello fu aperto, da un capitano inglese, il primo pub del Molise, il “White Horse”, ai tempi della guerra.
Nel racconto di Antonio Salvatore, supportato dalle foto d’epoca, ha avuto modo di ricordare le origini della Seconda Guerra Mondiale, scoppiata il 1 Settembre del 1939, con l’invasione della Polonia, da parte dei tedeschi. Essendo Mussolini più opportunista rispetto ad Hitler, aspetta come si mettono le cose e quando vede che la guerra si mette bene per la Germania, fa il primo passo che si rivelerà una tragedia totale per le sorti dell’Italia. Anche se, in realtà, il primo atto di guerra fu nostro, perché coincide con l’invasione italiana dell’Albania, intrapresa dall’Italia fascista contro il Regno d’Albania, nell’aprile del 1939.
Dal suo foglio matricolare risulta che Paolo nacque a Baranello il 25 gennaio del 1921, da Maria Barone e Nicola. E che fosse alto. Aveva, inoltre, gli occhi neri. Le sopracciglia nere. I capelli erano castani. Il viso tondo. Il naso aquilino. La fronte alta. Il colorito rosa. Segni particolari: una cicatrice sulla fronte. Era bracciante. Sapeva leggere e scrivere. E aveva la licenza elementare. Il 5 gennaio del 1941, in piena guerra, Paolo Mancinelli viene assegnato al 31mo Reggimento di Fanteria “Siena” che aveva la sede a Napoli, da dove, insieme al suo reparto, verrà chiamato a combattere nel fronte greco albanese.
Il 21 Settembre 1941 si imbarca a Brindisi, sul piroscafo, destinazione Albania. Ma non sbarcherà in Albania, ma in Grecia, a Corinto, all’epoca caduta sotto le mani italiane. Nel luglio 1941 i tedeschi riescono a conquistare Creta e la Divisione dove c’era il 31mo Reggimento di Fanteria motorizzata “Siena”, si trasferirà a Creta, nella parte orientale, dove lui arriverà, negli ultimi giorni di Settembre.
Le notizie si fermano all’armistizio dell’8 settembre 1943. Da quel momento non si hanno più ordini. I reparti si sciolgono e non hanno più alcun indirizzo da Roma. Fugge il Re, fuggono i vertici degli Stati maggiori delle forze armate. Si scioglie l’esercito.
E c’è, da allora, un cono d’ombra nella storia di Paolo Mancinelli, su cosa abbia fatto, in particolare dall’8 settembre, fino al 13 dicembre 1944, prima di essere ospitato, fino al 18 dicembre 1944, presso il centro alloggio che era un campo di concentramento inglese durissimo, a Taranto, dove venivano imprigionati gli italiani della Repubblica Sociale e quelli che rientravano dai teatri balcanici e dal teatro africano: un campo di concentramento dove gli italiani morivano di fame e venivano nutriti solo grazie agli aiuti della popolazione locale. Ma lì, a Taranto, Paolo Mancinelli rimarrà pochi giorni perché poi verrà inviato in licenza, per 45 giorni.
Occorre chiedersi “Perché la medaglietta è stata rivenuta a Maddaloni, dove erano saltate, nel frattempo strade, ponti, ferrovie? Il collegamento migliore, all’epoca, era quello che collegava Taranto con il porto di Bari e con Napoli, da dove si partiva per raggiungere Campobasso. E Maddaloni si trovava lungo quel percorso. A Maddaloni, comunque, Paolo Mancinelli si leva la medaglietta. E cosa abbia fatto dall’8 settembre 1943, quando si è salvato, fino al 13 dicembre 1944 resta argomento ignoto. Le ipotesi sono tre: quella di essere stato prigioniero dei tedeschi, o quella che sia scappato e che abbia girovagato, ma che non è ragionevole farlo per un anno. L’ipotesi più plausibile è che sia rimasto, per un anno in Grecia, a combattere, al fianco dei partigiani greci e degli altri italiani che si ribellarono ai tedeschi. Morirà il 27 gennaio 1953.









