La cultura della parola contro la violenza

“La violenza di genere non si contrasta solo con le leggi o con le sanzioni, ma con la cultura della parola. Alla quale va restituito il potere del cambiamento” – il monito di Alessandra Ruberto, Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Molise

“La violenza di genere non può essere affrontata da un solo punto di vista. Ma serve un’azione interdisciplinare” – ha detto Alessandra Ruberto, Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Molise, nel corso del Convegno promosso dall’OPM, nella mattinata di sabato 8 Novembre, presso l’Hotel Centrum Palace – “Psicologi, assistenti sociali, magistrati, forze dell’Ordine, educatori, centri Anti Violenza e mondo della scuola possono essere necessari ed è terribile che stiamo ancora valutando l’opportunità di inserire o meno, nei percorsi formativi, l’Educazione affettiva e sessuale” – ha dichiarato nel corso della relazione con cui ha inaugurato, dopo l’intervento della Consigliera di Pari Opportunità del Molise, l’avv. Giuseppina Cennamo, il Convegno: “Non solo vittime, non solo carnefici: la complessità della Violenza oltre il Genere”, moderato da Stefania Praitano, Consigliera dell’Ordine, ringraziata dalla dottoressa Ruberto nella circostanza, unitamente al Tesoriere, la dr.ssa Giulia Leonelli, organizzatrice dell’evento.

Nello scorso Ottobre, durante il mese dedicato al benessere psicologico, l’azione capillare e itinerante dell’Ordine degli Psicologi del Molise presieduto da Alessandra Ruberto, ha promosso 4 incontri in alcuni Comuni molisani, nell’ambito della rassegna” La psicologia incontra il territorio”, ispirati dalla Giornata Nazionale della Psicologia 2025 che si è celebrata a Roma lo scorso l’11 Ottobre scorso, sul tema “Psicologia è Pace. Costruire ponti, non muri”,  per avvicinare la psicologia ai piccoli centri ed alle comunità locali, favorendone il dialogo con l’arte, la cultura, il territorio, l’educazione: a Fornelli, sul tema dell’appartenenza al territorio in termini di legami e di radici. Ad Agnone, per valorizzare il patrimonio artistico ed il linguaggio della fotografia. Presso l’Istituto Alberghiero di Vinchiaturo e Bojano, per un incontro dedicato al benessere psicofisico, alla salute ed all’ alimentazione. E  presso l’Istituto Omnicomprensivo Magliano, a Larino, per insegnare la pratica del mindfulness, ovvero la consapevolezza di portare l’attenzione, in modo intenzionale e non giudicante sul momento presente, per ridurre lo stress e l’ansia e migliorare regolazione emotiva e concentrazione. A Dicembre, invece, l’Ordine degli Psicologi del Molise promuoverà una cerimonia che registrerà l’impegno solenne con nuovi iscritti ed il riconoscimento di una targa per gli psicologi che hanno svolto la professione da 25 anni, per il contributo dato alla comunità ed alla cittadinanza, attraverso la professionalità impiegata nel campo della psicologia. 

Nel mese di Novembre, tradizionalmente e simbolicamente dedicato al contrasto alla Violenza di Genere, l’Ordine degli Psicologi del Molise ha quindi condiviso il Convegno dal titolo “Non solo vittime, non solo carnefici: la complessità della violenza oltre il genere”, con l’intento di offrire uno spazio di approfondimento, stimolando un dibattito interdisciplinare, che invitasse a dare spazio e voce alle donne che subiscono violenza, interrogandosi sulla responsabilità sociale, culturale e relazionale che rendono possibile questa violenza. ” Noi psicologi sappiamo bene che la violenza non nasce nel vuoto, ma che si radica in modelli relazionali distorti, in fragilità identitarie e in disuguaglianze di potere” – ha detto Alessandra Ruberto, nella sua relazione iniziale, in sintonia con quanto dichiarato dall’avv. Pina Cennamo, con la quale, qualche settimana prima, aveva condiviso un incontro sul tema della violenza sui posti di lavoro. “Gli avvocati sono molto interessati a ciò che diciamo noi e noi psicologi dovremmo ascoltare loro” ha proseguito Alessandra Ruberto -“contrastare la violenza di genere significa condividere interventi sulla cultura, sulla consapevolezza e sul cambiamento. In questa prospettiva, i centri CUAV (centri per uomini autori o potenziali autori di violenza di genere, chiamati a promuovere relazioni non violente attraverso percorsi psico-educativi, spesso obbligatori)  rappresentano un tassello fondamentale, nonostante rappresentino luoghi difficili perché chiedono di lavorare con chi la violenza la realizza e non l’ha subìta.  Ma sono anche luoghi di possibilità in cui la psicologia svolge un ruolo cruciale. Aiutare l’uomo a riconoscere la propria responsabilità e a dare un nome alle proprie emozioni è un lavoro di cura nel senso più alto del termine. Una cura che non giustifica, ma responsabilizza. Che non assolve ma accompagna verso la consapevolezza. Come Ordine avvertiamo la responsabilità di sostenere  e valorizzare questi percorsi, promuovendo formazione, supervisione e collaborazione fra professionisti”.

Alessandra Ruberto, dal 2020 Presidente dell’Ordine Regionale degli Psicologi del Molise ed oggi anche Tesoriera del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, è docente a contratto dell’Unimol, nonchè psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale a Termoli. L’abbiamo intervistata  a margine del Convegno promosso sul tema della Violenza di Genere, presso l’Hotel Centrum Palace, sul tema delle nuove sfide del benessere psicologico riguardanti i giovani, la famiglia, la società, in relazione all’emergenza sociale rappresentata dalla salute mentale, chiedendoLe un’analisi sulle cause e sui possibili strumenti di prevenzione e di rinascita sociale di alcuni dei disagi più frequenti nella società contemporanea.

Quali sono i rimedi più concreti e urgenti per contrastare i femminicidi? Quanto è importante l’educazione emotiva ed il lavoro psicologico preventivo?

“I femminicidi rappresentano una piaga sociale. Ci troviamo di fronte ad un’emorragia che cerchiamo di contenere, laddove sia possibile, intervenendo, preventivamente, con scarsi risultati. Ma i numeri sono allarmanti e in crescita. Il principale fattore di prevenzione è l’intervento precoce. Ed è fondamentale agire nelle prime fasi della vita. Ci riferiamo, quindi, alla possibilità di inserire l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, rivolta ai bambini e successivamente, ai ragazzi ed agli adolescenti: perché soltanto in questa fase della vita, si può incidere in maniera preventiva e, dunque, primaria. La prevenzione secondaria e terziaria sono meno efficaci perché, in questo caso, ci troviamo in situazioni in cui è stato già commesso un reato e un intervento può solo punire il danno, laddove sia necessario”.

Cosa si nasconde dietro il crescente disagio giovanile che spinge molti ragazzi verso le droghe e le dipendenze?

“Anche in questo caso, i numeri sono in aumento e ci troviamo in un periodo storico in cui il vuoto viene riempito con una sostanza. Quel vuoto corrisponde ad un’assenza di desiderio. I giovani hanno perso il desiderio, l’entusiasmo, l’interesse, il piacere dell’attesa. Del raggiungimento del percorso. Della conquista. E tutto questo fa sì che aumenti il senso di noia che attanaglia le giovani generazioni”.

E’ vero che la noia è creativa, nel senso che rappresenta un’occasione per stimolare la creatività?

“La noia è fondamentale. E’ un momento all’interno del quale, se canalizzato positivamente, può nascere un percorso di entusiasmi. Ma una noia agita attivamente, ha un significato. Mentre un tipo di noia vissuta passivamente, ne ha un altro”.

A cosa è dovuta la diminuzione delle nascite in Italia? Nel 2024 sono nati 10.000 bambini in meno rispetto all’anno precedente. E siamo ai minimi storici. Quanto influiscono le nuove dinamiche familiari e i cambiamenti culturali nel desiderio di diventare genitori?

“C’entra sicuramente la questione psicologica. Ma anche quella culturale, sociale, lavorativa, economica. Viviamo in uno Stato che ha delle politiche per la famiglia che non sempre sono sufficienti. Immaginiamo una donna che, spesso, deve scegliere se essere madre o professionista: l’economia dell’Io andrà in contrasto con l’economia della specie. Quest’ultima fa sì che il desiderio ci sia, che la voglia di procreare ci sia, ma, contemporaneamente, verrà percepita in pericolo l’economia dell’Io della donna”.

Molti giovani lasciano il Molise e le regioni minori, per cercare opportunità altrove. Questo fenomeno genera un senso di sradicamento. Quali sono le conseguenze psicologiche e sociali di questo esodo?

“Ci troviamo in un momento in cui siamo altamente connessi, ma profondamente soli. Stiamo vivendo un’ iperconnessione. In teoria non saremmo isolati, ma la solitudine inizia, sempre di più, a prendere possesso delle nostre menti e delle nostre anime. Il Molise è una regione particolare e, spesso, parlo di quanto sia difficile, a livello logistico, spostarsi e raggiungere luoghi di cura o di come sia difficile poter pensare ad un futuro dei giovani nella nostra regione. In un ‘ottica di sopravvivenza, il giovane che decide di andare via, lo decide perché, nella propria terra, non ha trovato quel terreno fertile per poter costruire il proprio futuro. Il dramma è che, con il giovane che va via, stiamo assistendo, anche all’esodo, dalle proprie terre, degli adulti e degli anziani, perché trovano, altrove, sistemi sanitari e sociali più efficienti”. 

In questo sradicamento dal territorio ci sono anche la perdita di radici e di identità? Che cosa paghiamo in termini di benessere psicologico?

“Paghiamo un prezzo alto, perché, nel lasciare la propria terra, comunque, c’è un lutto e quindi, come in tutte le fasi del lutto c’è, prima, una fase di rabbia, quindi una fase di tristezza e, successivamente, di accettazione. C’è quel senso di solitudine che si ritrova in posti altamente connessi ma che trasmettono, in realtà, un senso di solitudine”. 

Quali sono oggi i valori di riferimento delle nuove generazioni come la generazione “Z”? In cosa si differenziano i valori rispetto a quelli dei loro genitori e dei loro nonni?

“Sono molto fiduciosa nei confronti delle nuove generazioni, anche perché hanno un’intelligenza viva ed un entusiasmo che si può toccare. Le nuove generazioni hanno, probabilmente, molta più consapevolezza di noi di quello che è il deserto anche, a volte, culturale e sociale nel quale sono inseriti. E genera fiducia constatare quanto questi giovani si attivino per cercare di modificare quella che è la loro condizione, per la quale un po’ di responsabilità ce l’abbiamo anche noi adulti. Ho visto, per esempio, tanti giovani scioperare non perché non funzionassero i termosifoni, ma responsabilmente, per questioni serie: come per l’educazione affettiva, per lo psicologo in classe e dentro la scuola. Per temi importanti che ci invitano ad essere ottimisti.”.

In Italia, si stima che ci siano oltre 1,5 milioni di persone affette da demenza senile ed una crescente presenza di malati di Alzheimer. Come si possono prevenire e combattere in modo efficace la depressione e l’Alzheimer, negli anziani? Quanto è importante il sostegno psicologico?

“Credo che il sostegno psicologico sia fondamentale, nell’intero ciclo di vita. Dalle fasi iniziali a quelle terminali. Oggi continuiamo a vivere la pandemia della solitudine che non è sparita, dopo la pandemia del Covid. Spesso, gli anziani si trovano ad avere, come unica compagnia, la televisione  e ci troviamo a doverci assumere la responsabilità di quello che i telegiornali propinano, enfatizzando, spesso, casi di criminalità e di cronaca nera..”.

Pensando alle caratteristiche della leadership, ci sovvengono alcuni dittatori come Trump, Putin, Orban. Sono persone normali? Esistono delle patologie dettate dalla leadership, quando si domina un popolo?   

“Non ne conosco di persone normali. Il concetto di normalità è ampiamente sopravvalutato. Nel senso che ognuno di noi ha dei tratti. Ci sono coloro che hanno predisposizioni verso una categoria piuttosto che un’altra. Può esserci una predisposizione più per il tratto depressivo, che per quello ansiogeno o narcisistico. In una situazione di leadership, ci deve essere una quota di narcisismo che deve essere soddisfatta. Sia quando si guida una nazione che a più bassi livelli. Il narcisismo può essere, però, sia costruttivo e quindi portare benefici nel contesto in cui si esercita la leadership, che distruttivo, attraverso le forme di devianza che possono essere pericolose” .

Qual è, oggi, il ruolo dello psicologo e in quali ambiti è maggiormente richiesta ed urgente la sua figura?

“Lei parla con la Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Molise e non posso che dirle…ovunque. Lo psicologo dovrebbe essere presente sul territorio. Accanto al medico di base. Dovrebbe essere possibile accedere allo psicologo, gratuitamente. Ogni cittadino dovrebbe poter avere la possibilità di uno psicologo assegnato, come si fa con il medico di famiglia. Ci stiamo lavorando, a livello nazionale, affinché lo psicologo di cura e di assistenza primaria venga, effettivamente, istituito. Perché, intanto, i servizi sanitari sono oberati di lavoro, in sovraccarico e sotto organico e, conseguentemente, non riescono a rispondere a tutte le richieste che arrivano ma anche perché, molte volte, dallo psicologo che è un libero professionista, ci va soltanto la persona che può permettersi di effettuare un costo per una seduta di terapia o un sostegno psicologico. Quindi, la fascia della popolazione che ne avrebbe più bisogno, non potendoselo permettere, resta un po’ fuori. Lo psicologo dovrebbe essere presente sul territorio, anche per incidere sul Pil. Perché, ad esempio,  metà degli accessi al Pronto Soccorso, sono dovuti ad attacchi di panico, ad attacchi d’ansia e sono risorse mediche che noi, comunque, impieghiamo. Come avviene per le malattie sui posti di lavoro. Grazie all’apporto degli psicologi, ridurremmo gli accessi al Pronto Soccorso, ridurremmo le malattie sul posto di lavoro. Ridurremmo i fenomeni di mobbing, di burnout e tutto questo inciderebbe, positivamente, sul bilancio. Sarebbe importante la presenza dello psicologo nell’istituzione scolastica, ma non inteso come lo sportello psicologico, che già esiste  in Molise, ma come psicologo delle istituzioni scolastiche: ovvero di chi si occupa dell’organismo, affianco al dirigente scolastico, per occuparsi dell’intero apparato scuola, composto da genitori, insegnanti e ragazzi”.

Aggiungerei che è importante la presenza dello psicologo anche all’interno delle imprese, vero?

“Assolutamente si. Lo psicologo del lavoro è una figura fondamentale. Anche perché all’interno dei posti di lavoro, ci troviamo ad assistere, sempre di più a persone che stabiliscono il proprio valore in base alla prestazione lavorativa e questo incide a livello psicologico sul benessere della persona, in un periodo storico in cui la performance viene confusa con il valore della persona. E questo fa sì generino quei fenomeni come il bossing, il mobbing, il burnout. che è possibile prevenire solo attraverso lo psicologo del lavoro, attraverso un welfare che renderebbe più produttiva l’azienda stessa”.

Quali sono le iniziative e i progetti attuali dell’Ordine degli Psicologi del Molise?

“Noi, come Ordine, cerchiamo di essere molto presenti sul territorio. Parliamo ai colleghi ed ai professionisti, e ci rivolgiamo alla comunità, alla cittadinanza, a tutte le istituzioni politiche. L’incontro di oggi è  un incontro nel mese dedicato al contrasto della Violenza di Genere e la vogliamo affrontare da un altro punto di vista diverso, da parte di chi l’ha agita e non l’ha subìta. Parliamo dei CUAV (centri di uomini maltrattanti). Il lavoro dello psicologo è quello di mostrare le prospettive. Cerchiamo di ampliare la prospettiva, da più punti di vista, sensibilizzando e facendo psicoeducazione all’interno dei Comuni e delle scuole, difficili da raggiungere, logisticamente. Lavoriamo per costruire un progetto che promuova il benessere psicologico, di pari passo con la ricerca della migliore qualità della vita”.

Riteniamo che il benessere psicologico sia alla base della ricerca della felicità. Può dirci qualcosa sul concetto di felicità, alla luce della Sua esperienza personale?

“A mio personale avviso, la felicità non è rappresentata dai fuochi d’artificio o da quegli eventi eclatanti che fanno piacere ma che rappresentano, soltanto, episodi nel percorso di una vita. La felicità è data dal tempo. Dalla possibilità di riappropriarsi del proprio tempo. Dalla possibilità di ritagliarsi quel tempo per assaggiare e assaporare la vita e non viverla in maniera bulimica, ma apprezzandone le piccole cose. La felicità è quando esci di casa e senti che sta arrivando l’inverno e te ne accorgi dall’odore dei camini. Dall’incontro con un amico. Dal tempo che ti prendi per chiacchierare di niente, con la tua famiglia, con tuo figlio. La felicità è nella quotidianità e nelle piccole cose”. 

Sul tema della Violenza di Genere, affrontato nel corso del Convegno, che ha conosciuto, anche, gli interventi programmati della dr.ssa Franesca Schir, della dr.ssa Fulvia Siano, della dr.ssa Alice Boschiroli, dell’avv. Martina Grassini, del dr. Antonio Melis e la testimonianza di Massimo Santarelli, la Presidente Alessandra Ruberto ha ricordato quanto sia fondamentale la necessità di lavorare sulla prevenzione primaria, garantendo la qualità e l’etica degli interventi psicologici, nonché una cultura della prevenzione che parta dal riconoscimento del rispetto reciproco, della parità, della relazione sana e non violenta. “Perchè la violenza non si contrasta soltanto con le leggi o con le sanzioni, ma soprattutto con la cultura della parola” – ha proseguito Alessandra Ruberto, concludendo la sua relazione -“e chi, più di noi psicologi, può sapere quanto sia importante la parola? Soltanto quando una persona riesce a mettere nella parola ciò che sente, riconoscendo la propria paura, la rabbia, il dolore, allora, qualcosa si trasforma. Ed è questo il cuore del nostro mestiere di psicologi. Restituire alla parola il potere del cambiamento”.

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