Dall’amore per il teatro a quello per il mosaico: Stefano Sabelli e la bellezza della cultura

Tra i “pensieri” dell’artista, associati ad ogni singola tessera dei suoi ricchi mosaici, c’è la grande passione per il Teatro del Loto, impegnato ad accogliere i più importanti artisti italiani e internazionali

Superano le 350.000 tessere i mosaici realizzati dall’artista Stefano Sabelli, tra i decori realizzati nella sua abitazione romana e quelli che animano la facciata dell’ingresso principale del Teatro del Loto, da lui fondato, a Ferrazzano, nel 2007. L’attore e regista Stefano Sabelli, nato a Campobasso nel maggio 1956 e figlio di Franco, insegnante di chimica, all’Istituto Professionale di Campobasso, negli anni 60/70 e di Giuliana, all’epoca, insegnante di Scienze, al Liceo Classico Mario Pagano, fu, nel secolo scorso, folgorato dai mosaici colorati dell’architetto catalano Antoni Gaudi, come quelli presenti presso il Parque Guell e nella Casa Batlò di Barcellona e caratterizzati dall’applicazione di frammenti di ceramica e vetro, tagliati in modo irregolare e fissati su un intonaco bianco. Le opere di Gaudi, unitamente alle esperienze maturate da Stefano Sabelli, durante i viaggi vissuti a contatto con le moschee arabe e alla passione per le maioliche e porcellane, ispirano, da sempre, la passione di mosaicista, per hobby, di Stefano, contemporaneamente alla sua attività di attore, regista, cantautore, dal 2007, impegnato nella Direzione artistica del “Teatro del Loto” di Ferrazzano, da lui fondato nel 2007, e del Teatro “Fulvio” di Guglionesi. Precedentemente, dal 1994 al 2007, Stefano Sabelli fu direttore artistico del Teatro Savoia di Campobasso e promotore dell’annuale rassegna “Primavera Teatrale”.

Sulla parete esterna del Teatro del Loto, dal lato dell’ingresso principale, ci sono i mosaici che descrivono il fiore del Loto, simbolo giapponese del fiore perfetto, legato alla purezza dell’anima, che nasce dalla melma, che dà il titolo al teatro, associando la propria bellezza alla rinascita del borgo di Ferrazzano, attraverso la cultura artistica dettata dalla recitazione. Nei mosaici, c’è il disegno del sakura, il ciliegio in fiore, simbolo giapponese che invita a cogliere la bellezza effimera della vita, in ogni cosa con alcuni riferimenti al dualismo dello Yin e dello Yang. Ci sono gli omaggi dell’artista al compianto fratello, l’archeologo Roberto Sabelli, quelli  al campione di calcio, Diego Armando Maradona e alla comunità argentina, oggi particolarmente presente a Ferrazzano. Ci sono gli alberi della vita, la mano di Fatima, alcuni simboli dell’infinito raccontato dall’artista Michelangelo Pistoletto. Alcuni riferimenti religiosi ispirati dalla cultura islamica. L’opera chiamata “Bamboo blues Redemption Song”. E pezzi di mosaici che sono il risultato di materiali di risulta, come maioliche siriane, pietre di origine tunisina, paste di vetro di Murano, ceramiche vietresi, abilmente messe in opera dal mosaicista Sabelli, che, ha completato la facciata dell’ingresso principale del teatro, che, dall’altro lato, quello che affaccia sul panorama del borgo, presenta un murales realizzato dallo street artist Alleg, ispirato dal dramma romanzesco “La tempesta” di William Shakespeare. 

C’è, in progetto, la possibilità che il Teatro Del Loto, oltre ad essere completamente autosufficiente dal punto di vista energetico, possa divenire, presto, un centro di produzione.  

Stefano Sabelli, compagno di Stefania Tomaro e padre di Eva e Francesca, coltivò l’idea del Teatro del Loto, per la prima volta, nel febbraio 2002, rientrando da un viaggio fatto in Afghanistan con una missione ministeriale, nella Valle di Bamian, dove era stato, insieme ad altre illustri personalità come il critico d’arte Vittorio Sgarbi, Alain Elkiann, Ginevra Elkiann, l’archeologo Giovanni Verardi, per occuparsi di un censimento su tutto ciò che i talebani avevano distrutto e, durante il quale, fu illuminato da un incontro condiviso con il Ministro della Cultura afghano che gli svelò come la ripresa economica e sociale del popolo coincidesse con l’importante riapertura dei teatri, dove si potevano fare spettacoli soltanto di giorno, a causa dei bombardamenti subìti e dove il teatro costituiva anche un’occasione di emancipazione importante per le donne, che cominciavano a commuoversi per le storie d’amore raccontate nelle commedie, anziché per i mariti morti in guerra. 

Il Parroco della casa canonica parrocchiale di Ferrazzano, dell’epoca, Don Giovanni Cerio, consultato da Stefano Sabelli, accolse presto, favorevolmente, l’idea, approvando il plastico che, in miniatura, descriveva la tipologia di teatro previsto, che fu inaugurato nel Novembre 2007.

Ricordiamo che, nei prossimi mesi, Stefano Sabelli sarà impegnato in un tour teatrale che coprirà numerose città italiane, nella veste di autore, regista ed attore dello spettacolo teatrale  “Figli di Abramo”, ispirato all’opera “Abrahams Barn” di Svein Tindberg, che narra la storia  di Abramo e delle tre grandi fedi monoteiste, entrando nel merito della loro comune discendenza abramitica.

Davide Marroni

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