Preziosi i tesori nella Biblioteca, fondata nel 1911, dal filosofo e filologo Baldassarre Labanca

Agnone conferma la ricchezza del suo patrimonio artistico e culturale, grazie alla presenza della meravigliosa Biblioteca di Palazzo San Francesco (edificio risalente al 1343), presente nella sede attigua alla Chiesa di San Francesco (Monumento Nazionale dal 1926), dove c’è il Chiostro medioevale del Convento, all’epoca fondato dai francescani, ivi presenti fino al 1866 e che fu, nel secolo scorso, soppresso nella sua funzione religiosa per essere riutilizzato come edificio laico: con la Scuola Regia tecnica, la Scuola media fino agli anni 80 e la sede del Municipio.
La Biblioteca, oggi denominata Biblioteche Riunite Comunale e “B. Labanca”, fondata, con Regio Decreto di Vittorio Emanuele III nel 1911, dal filosofo agnonese Baldassarre Labanca (Agnone, 1829 – Roma 1913), accoglie, oggi, oltre 60.000 volumi, tra i quali, almeno 2.000 testi antichi originali, che descrivono il pensiero e la storia della letteratura, della filosofia, della medicina, della chirurgia, dell’ architettura, delle scienze naturali, grazie a rarissimi testi, presenti in biblioteca, realizzati con il contributo degli ingegnosi incisori, tipografi e rivoluzionari editori dell’epoca, in tutta Europa.
La guida migliore per entrare nel vivo della conoscenza della biblioteca fondata da Baldassarre Labanca è quella costituita da alcuni giovani studiosi di Agnone come il poeta emergente e brillante filologo Fabrizio Meo (Agnone, 10 Aprile 1988) che, dopo essersi laureato in Letteratura Italiana all’Università degli Studi del Molise, ha proseguito gli studi all’Università “La Sapienza” di Roma, approfondendo la sua preparazione in “Scienze del Testo”, “Filologia comparata”, “Mistica comparata per Filosofia e Metafisica” e studiando “Lo Studio comparato delle religioni” a Rimini, nell’Istituto Scienze dell’Uomo, fondato da Franco Battiato. Fabrizio Meo è figlio di Domenico Meo, a sua volta, intellettuale agnonese, che ha scritto libri sul dialetto, sui costumi e riti agnonesi come l’evento della ‘Ndocciata.
Grazie alla sua preziosa guida, abbiamo potuto esplorare la Biblioteca, fondata dal filosofo e filologo Baldassarre Labanca, che occupò, per vent’anni, la cattedra della facoltà di Storia del Cristianesimo e di Storia delle Religioni, dell’Università di Roma, dopo aver insegnato nei seminari di Altamura, Diano, Conversano, nei licei di Chieti, Bari, Milano, Napoli e nelle Università di Padova e Pisa. Guardato con sospetto sia dai clericali che dagli anticlericali, il ricordo di Baldassarre Labanca è stato, completamente, cancellato in Italia, nonostante la vastissima produzione di libri e articoli scritti in una vita, interamente, dedicata allo studio. Con lui, che donò i tre quarti dei volumi presenti nella Biblioteca, che oggi accoglie oltre 60.000 volumi (fra cui 2.000 testi del fondo antico) anche altri intellettuali agnonesi concorsero, con le loro donazioni, al ricco assortimento di libri presenti nella biblioteca, come Cosmo Maria De Horatiis, medico di Re Francesco I di Borbone e come Luigi Gamberale, nato ad Agnone nel 1849 e morto nel 1929, illuminato professore agnonese dell’800, laureato in lettere all’Università di Napoli (nel 1863), allievo di Labanca e professore di lettere latine e greche nei Licei di Benevento, Catanzaro, Senigallia, Modena, Palermo, Reggio Calabria. Nominato, nel 1896, membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e nel 1897, preside del liceo-ginnasio e Rettore del Convitto Nazionale di Campobasso, Luigi Gamberale fu tra i primi intellettuali italiani a tradurre opere inglesi, come: le tragedie elisabettiane, le opere di George Bernard Shaw e la raccolta poetica di Walt Whitman “Foglie d’erba” su commissione di Giovanni Pascoli (tutte carte custodite presso la Biblioteca Comunale di Agnone).
E’, probabilmente, unico al mondo il ciclo a tema alchemico dei 4 soffitti lignei realizzati da maestri napoletani presenti nella sede di Biblioteche Riunite Comunale e “B. Labanca”, realizzati in tempera su legno, nel secondo Settecento e che rappresentano un “unicum” nell’esperienza dell’architettura francescana, per le modalità realizzative e l’ampiezza del ciclo, come dichiarato dall’iconologo e filologo, Mino Gabriele, docente di Scienza e Filologia delle Immagini all’Università di Udine e autore del libro, presente nella biblioteca: “Il primo giorno del mondo” (2016).
La biblioteca dei testi antichi è raccolta in due camere separate. In quella dei testi antichi del ‘500, ci sono gli scritti originali de “L’Opera Omnia di Platone” commentata dal filosofo italiano Marsilio Ficino e testi del ‘500 (in alcuni casi, scritti in latino e in greco) del filosofo Tommaso Campanella, del teologo umanista Erasmo da Rotterdam, nonché quelli che riportano il pensiero di filosofi come lo stoico Seneca ed il greco Aristotele.
Tra i testi risalenti al Settecento: i libri tascabili di Aldo Pio Manuzio, editore rivoluzionario che introdusse le più grandi innovazioni tipografiche come il formato ridotto dei libri, la dimensione del corsivo a stampa, la codifica della punteggiatura a stampa. E, quindi, alcune edizioni tascabili come il poema eroico: “La Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso, in una edizione barocca stampata ad Amsterdam. Alcune planimetrie del 1630, con i disegni delle 7 basiliche di Roma o del Colosseo. Le opere del giusnaturalista Pufendorf. “Le vite del Vasari” rilette in chiave settecentesca. I progetti dell’architetto napoletano Mario Gioffredo, che frequentò la bottega di Solimena e che fu fra i primi a scoprire le antichità di Pompei, Ercolano e Paestum. Alcuni saggi di medicina e chirurgia, del 1872, dell’entomologo olandese Jan Swammerdam (1637-1680), pioniere nella conoscenza dell’anatomia e della fisiologia degli insetti. E poi, ancora, fra i testi del Settecento francese: “Il trattato de’ mali dell’ossa” del chirurgo Jean Louis Petit”. Della saggistica agropastorale settecentesca italiana, come: “il Manuale del pecoraio” di Ignazio Malenotti. “I Sessantadue saggi diversi di olio” che raccontano tutte le tipologie di olio che si producevano nel Sud Italia. “La Ragion pastorale” dell’avvocato agnonese Stefano Di Stefano, con cui costui commentava la riorganizzazione delle reti tratturali. E poi, gli studi di Scienze Naturali del francese Georges Louis Leclerc De Buffon, attraverso trentatré volumi. E testi rarissimi di architettura del Settecento francese, nonché libri in lingua francese dei filosofo Jean Jacques Rousseau, Voltaire. Palazzo San Francesco, ad Agnone, è inoltre, arricchita dalla suggestiva presenza dell’ufficio dell’epoca del filosofo Baldassarre Labanca e dai suoi arredi originali; dai suoi innumerevoli libri e dai documenti relativi alla corrispondenza epistolare condivisa con alcuni illustri intellettuali dell’epoca come Vincenzo Gioberti, Benedetto Croce, Giovanni Pascoli.
Davide Marroni























