A Campobasso la seconda edizione del Festival della Filosofia, dedicata al tema dell’identità

Il Festival della Filosofia di Campobasso curato da Michele Citro e giunto alla sua seconda edizione è stato dedicato, quest’anno, al tema dell’identità, confermando il crescente successo dell’iniziativa promossa dall’Assessore Comunale alla Cultura di Campobasso, Adele Fraracci, fortemente voluta e sostenuta dall’Amministrazione Comunale guidata dalla Sindaca Marialuisa Forte, nella gremita Sala A. Giovannitti, del Palazzo GIL di Campobasso, nelle tre giornate caratterizzate dalla presenza di illustri ospiti e relatori, con le prime due giornate dedicate al mondo della Scuola e dell’Università, e la terza giornata, rivolta ad un pubblico più adulto, nel Convegno intitolato “Ingannevoli analogie: identità, politica, religione e genere”.
La rassegna rientra nel programma culturale del Comune di Campobasso chiamato “Padeia”, dedicato alla costruzione del pensiero e del sapere ed alla valorizzazione della creatività artistica, che “Rappresenta una navigazione nel percorso umano”- come ha dichiarato la giornalista Enrica Cefaratti -“con riflessioni artistiche, politiche, culturali, politiche, prodotte, in questa circostanza, dall’agorà del Convegno, aperto alle domande di tutti”.
L’edizione 2025 del Festival di Filosofia di Campobasso si è avvalsa della collaborazione e del patrocinio del Comune di Campobasso, dell’Università degli Studi del Molise, di Paguro Edizioni, della Fondazione Molise Cultura, dell’Ordine dei Giornalisti del Molise e di Corecom Molise.
Nella terza giornata, moderata dalla giornalista Enrica Cefaratti e svoltasi nel tardo pomeriggio di sabato 29 Novembre, sono intervenuti: la storica Anna Foa (sul tema: “Essere Ebrei Oggi”); lo storico, critico e divulgatore d’arte Claudio Strinati, intervenuto sul tema: “Il paradosso del patrimonio artistico: un bene di tutti, ma un’identità per pochi?”; il professore associato di Storia Contemporanea dell’Unimol, Lorenzo Canova (“Le identità sfuggenti dell’arte contemporanea”); il filosofo, scrittore e cantautore Daniele Sanzone ‘A camorra song’io) e l’architetto, storico d’arte e saggista Alfonso Tornitore (“L’invisibile altro. Disabilità nascoste che parlano a fil di voce”).
La giornalista Enrica Cefaratti ha avuto modo di introdurre gli ospiti convenuti, mettendo in luce il tema della Identità, influenzata dalle relazioni, dal luogo in cui viviamo, e dalla complessità per il fatto di vivere in un mondo parallelo e virtuale. Ma anche nelle difficoltà, secondo la Cefaratti, alcuni princìpi devono rimanere fondamentali, come il rispetto della molteplicità, del pluralismo e del riconoscimento dell’altro e dei suoi pensieri. Nella terza giornata della seconda edizione del Festival, costei ha avuto anche modo di stigmatizzare le immagini televisive della redazione del giornale de “La Stampa” devastata dai manifestanti Pro Pal e la trasmissione mediatica delle immagini di due minori uccisi in diretta.
Alla storica Anna Foa, docente di Storia Moderna all’Università “La Sapienza” di Roma e fra i massimi esperti di storia ebraica, Enrica Cefaratti ha avuto modo di chiedere la natura del suicidio (politico o morale) di Israele, di cui la Foa ha parlato nel suo libro più recente, ricordando i numeri delle vittime (70.000 palestinesi martirizzati di cui 19.000 bambini. 1milione e mezzo di persone senza casa. Gli aiuti umanitari bloccati) e dei danni prodotti dal conflitto. E quale sia l’attuale identità degli ebrei, da costruire.
“Il termine suicidio è derivato dagli israeliani che, riferendosi ai palestinesi, continuavano a parlare di suicidio” – ha risposto la storica Anna Foa – “Il clima dopo il 7 Ottobre è diventato pesantissimo. Poi c’è stata la strage. Non ho problemi a parlare di genocidio di Gaza. E adesso c’è in corso un violentissimo attacco alla Cisgiordania da parte dell’esercito, per sbarazzarsi dei palestinesi e fare spazio al grande Israele, con la documentazione mostrata da terribili video che fanno pensare che si sia perso, completamente, il controllo di qualsiasi sistema di inibizione delle perdite e l’attenzione all’altro. L’umanità. L’identità ebraica ne esce schiacciata “- ha proseguito, durante il collegamento da Formia – ” perché da una parte ci sono tantissimi ebrei desiderosi di appoggiare Israele, in cui vedono uno Stato che li ha resi sicuri e dall’altra parte ci sono gli oppositori ebrei, presenti negli Stati Uniti, in Italia e in Europa, che rifiutano di pensare che tutto questo venga fatto in nome del mondo ebraico. L’identità ebraica è, in sè, qualcosa di complesso e di difficile. Lo diceva già, quasi un secolo fa, Sigmund Freud che sosteneva di non capire cosa significasse essere ebreo, perché se non tengo alla terra, non tengo alla religione, mai e poi mai mi convertirei. David Ben Gurion, giornalista ed ex Primo Ministro di Israele, fece un sondaggio fra 50 studiosi importanti per capire il significato di essere ebrei: identità, oggi, schiacciata tra due opposti sionismi, in mezzo ai quali ci sono i dementi che pensano di poter raccontare la Palestina e chi muore, distruggendo le suppellettili e i computer delle redazioni come quella de La Stampa, eredi pericolosi dei centri sociali caratterizzati dallo scontro politico, del 1977. E c’è il disagio estremo nel sentirsi eredi di un mondo che, dopo la Shoah, aveva detto mai più per tutti. E che, invece, oggi accetta di vedere che gli altri possano anche morire per mano nostra. Come ricordava un grande giornalista, tra il sentirsi vittima o colpevole, è meglio sentirsi vittime, perché è troppo grande il peso della colpa, se tocca il nostro mondo. E questo è il grande dilemma che sta toccando, attualmente, il mondo ebraico”.
Se le pronuncio la parola Sionismo e Antisemitismo, cosa mi risponde ? (chiede la giornalista Enrica Cefaratti alla storica Anna Foa).
“Il Sionismo è un Movimento di costruzione di uno Stato nazionale, da più di un secolo. L’Antisionismo è rappresentato da tutti quei movimenti, in parte di origine palestinese, di chi, dal 1929, si oppone alla creazione di uno Stato degli Ebrei e che è anche la posizione politica dei governi israeliani. Antisionisti sono stati anche gli ebrei presenti in Italia, fino al 1945 “.
E’ vero che molti appartenenti al ceto medio, stiano abbandonando Israele?
“Si. C’è una forte tendenza all’uscita dal Paese, da parte dei giovani e del ceto medio di molti ebrei israeliani, perchè non riescono ad accettare ed a cambiare la politica del Governo. Alla fine, rinunciano a cambiarla e vanno via. Non si era mai verificato un fenomeno di massa così ingente”.
Come affronta il governo Israeliano lo scenario politico caratterizzato dallo spirito militare, sempre molto sicuro di sè, del Movimento di Hamas?
“Pur uccidendo 70.000 palestinesi, Netanyahu non è riuscito a colpire fino in fondo Hamas. La sua politica è creare una diaspora. Ma la politica militare rispetto al suo avversario Hamas è, finora, assolutamente fallita”.
Cosa è possibile fare per riportare un clima di fiducia, e tornare ad una relativa normalità? (chiede la giornalista Enrica Cefaratti).
“Occorre restituire dignità ai palestinesi” – risponde la storica Anna Foa -” dargli dei riconoscimenti. E incriminare, nelle Corti internazionali, coloro che si sono dimostrati particolarmente responsabili di uccisioni senza motivo e la cui responsabilità è dimostrata. E bisogna dimostrare ai palestinesi che esiste una strada alternativa, che non è quella terroristica, ma la fiducia nelle istituzioni. Occorre una sorta di rigenerazione del popolo di Israele, provando a mettere insieme e a riconciliare i due mondi. Sostenere tutte le possibilità di quei gruppi che agiscono insieme: israeliani, ebrei e palestinesi, israeliani ebrei e arabo israeliani, per avviare una possibile ricomposizione. La Cisgiordania è sotto attacco” – ha proseguito la storica Anna Foa – ” Non dovremmo smettere di porre attenzione a ciò che succede là. Le persone che vivono lì hanno la possibilità, attuale, di votare, di fare politica, di leggere i giornali, di informarsi. C’è una parte del popolo che appoggia il Governo, una parte intermedia che non agisce e ci sono, poi, molti movimenti di opposizione. Oggi, purtroppo, l’idea di uno Stato con due popoli è molto più utopistica rispetto a quella di due popoli con due Stati. Ma, personalmente, spero in unico grande stato democratico con gli stessi doveri e gli stessi diritti. Per quanto riguarda la percezione di quanto è accaduto da parte del popolo locale, l’eventuale censura proveniente da chi guarda i telegiornali ufficiali, viene, oggi, superata da un mainstream giornalistico che corrisponde a quello politico. Non arrivano più notizie sulla realtà di Gaza. Ma esiste un’opposizione e ci si può informare attraverso i Gruppi sui Social e i giornali stranieri”.
Enrica Cefaratti, ha quindi intervistato sul tema dell’Identità Claudio Strinati, storico, critico e divulgatore d’arte, conduttore televisivo a Rai 5, soprintendente speciale per il Polo museale romano dal 1991 al 2009. “L’identità è la sintesi dei principi, dei valori, dei retaggi, delle conoscenze e aspirazioni condivise da una comunità” – ha dichiarato Claudio Strinati, intervenuto al Convegno -” Mentre lo sviluppo dell’umanità, della civiltà, del credo religioso, dell’attaccamento alla terra, sono il frutto di tre parametri fondamentali: l’affinità, l’affiliazione e la consanguineità, scoperti, nel 1949, dall’antropologo francese Claude Lévi Strauss (autore dell’opera: “Le strutture elementari della parentela”)”. Concetti spiegati da Claudio Strinati attraverso alcune opere rinascimentali: la “Gioconda” di Leonardo Da Vinci che rappresenta la penetrazione filosofica nel contesto dell’arte; la “Scuola di Atene” di Raffaello Sanzio che mostra, anche nel titolo, il ritorno alla civiltà greca. E il “Giudizio Universale” di Michelangelo, con il recupero della coscienza religiosa.
Lo storico e divulgatore d’arte Claudio Strinati spiega di avere scelto tre opere del Rinascimento perchè fu quello un momento in cui gli ideali trovarono un clima di “coltura” particolarmente favorevole. ” Sono stato sempre suggestionato dalle letture dei filosofi tedeschi come Hegel” – spiega Claudio Strinati “- che nelle lezioni da lui tenute presso l’Università di Heidelberg invitava i tedeschi a sentirsi come i veri eredi del mondo greco, da riproporre nell’era moderna”. E Strinati ricorda come l’umanità ed il progresso della mente umana abbiano provato ad avvicinarsi sempre di più alla perfezione in determinati momenti storici, grazie a tre ambiti dialettici fondamentali, come quello dell’arte, sostituita dalla religione dopo la caduta dell’Impero Romano, che modellò i comportamenti umani che portarono al Medioevo, per sfociare nel terzo ambito costituito dalla filosofia, e dunque, al ritorno della grande sapienza degli antichi e della coscienza filosofica, riflessa nell’arte del Rinascimento.
Lorenzo Canova, professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea nel Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Unimol, ha mostrato, nel corso della sua relazione sul tema dell’identità, una rassegna di opere e di famosi artisti che hanno risposto al tema del disagio e dell’identità, ricordando, per esempio, la molteplicità junghiana del maschile e femminile nella stessa persona; lo sdoppiamento di Dr. Jekill e Mister Hyde; la presenza della madre e la sua influenza nella vita; il travestimento e lo sdoppiamento nella personalità, attraverso i costumi del 600; l’identità attraverso la recitazione teatrale. E l’identità attraverso la nudità, attraverso alcuni autoritratti di Giorgio De Chirico. E citando l’opera rivoluzionaria del maestro francese Marcel Duchamp con opere che ricordano le contaminazioni fra maschile e femminile, attraverso travestimenti. Ed altre opere che ricordano l’identità nascosta (attraverso il sé che non si vede, dietro la nuca). La dissacrazione dell’opera “La Gioconda”. Il vouyerismo. Il professore Canova ha citato, inoltre, alcune opere di Tano Festa ispirate dall’artista francese, naturalizzato statunitense, Marcel Duchamp e da Giorgio De Chirico, con alcune opere che evocano trasferimenti di identità artistica. E ha proiettato le immagini di altre opere di Mario Schifano, Cindy Sherman, Urs Luthi; la “Venere Artificiale” di Gino Marotta ed alcune opere di Luigi Ontani, con opere emblematiche che raccontano come l’arte riesca a raccontare le varie sfaccettature dell’identità.
“La filosofia è lo stare nella domanda” è un aforisma dello scrittore, filosofo e cantautore Daniele Sanzone (classe 1978), autore dell’album ” ‘A camorra song’io ” del gruppo musicale di successo ‘A 67, da lui cofondato e che definisce, ironicamente, la sua identità di portatore sano di camorra, e dunque dell’identità culturale condizionata dal luogo in cui si cresce e si vive, come quella derivata dalla sua testimonianza di vita a contatto con la piazza dello spaccio di Scampia, dove nasce e cresce, provenendo da una famiglia normale ma poverissima. Daniele Sanzione ha raccontato, nel corso del convegno, gli aneddoti legati alla sua esperienza di vita che lo vedrà laurearsi e nutrirsi di filosofia, in un contesto dove, nel passato, la polizia era complice e sottomessa alla camorra e dove chi leggeva i libri era considerato scemo.
Come si costruisce un’identità quando ci sono il dolore e il disagio di una disabilità invisibile? Ce l’ha spiegato l’architetto museologo Alfonso Tornitore, originario di Salerno, affetto da una grave forma di ischemìa necrotica alla gamba destra, provocata da una miocardite, a sua volta causata da un tumore, che ha comportato la sua invalidità all’80%, ma che non gli evita di condurre una vita professionale intensissima, riservando la stanchezza massima ed il riposo alla vita privata.” Quando si è distratti si sente molto meno il dolore” – ha dichiarato Alfonso Tornitore, saggista e storico dell’arte -“quando si compie un’attività che rappresenta, pienamente, la nostra identità e che dà respiro autentico di sè stessi, la distrazione indotta da sè stessi diventa un’arma potente per non sentire il dolore, come quando, negli anni ’80, inventarono il gioco dello snoword per coinvolgere i pazienti affetti da grandi ustioni”.
Nella terza giornata del Festival di Filosofia sono stati presenti anche il Presidente del Consiglio Regionale del Molise, Quintino Pallante e la Sindaca Marialuisa Forte, che ha ringraziato gli illustri ospiti per l’importante momento di riflessione sull’identità, declinata nelle varie discipline, estendendo i ringraziamenti all’Assessora Comunale alla Cultura, Adele Fraracci, all’amministrazione comunale e tutti coloro che hanno lavorato per realizzare la riuscitissima seconda edizione del Festival di Filosofia: un’importante iniziativa che il prossimo anno potrebbe conoscere una terza edizione, con la parola chiave ed il tema “Link”, inteso come connessione e bisogno di infrastrutture materiali e immateriali, come anticipato dall’Assessora Comunale alla Cultura, promotrice del Festival, Adele Fraracci.












