Il Molise, le guerre mondiali, la storia, i libri tra passato e futuro

Fabrizio Nocera: “Nel 1951 Il Molise accoglieva oltre 406.000 abitanti. Tra il ’51 e il ’71 abbandonarono la regione 90.000 molisani. L’inizio dei nostri problemi demografici comincia con la Seconda Guerra Mondiale”

Tra i più attivi e lucidi analisti della storia del Molise, come quella che ha attraversato il periodo della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, c’è Fabrizio Nocera (classe 1964), figlio dell’editore Enzo Nocera ed attuale dottore di Ricerca di Storia Contemporanea, per la cattedra del Professore Giovanni Cerchia, presso il Dipartimento Giuridico dell’Università degli Studi del Molise.

Fabrizio Nocera, insieme allo storico ed archeologo Antonio Salvatore, ha recentemente fornito una meticolosa ed illuminante ricognizione storica dell’impatto provocato in Molise dalla Seconda Guerra Mondiale, attraverso le pubblicazioni: “Campobasso Occupata. Razzie e Requisizioni Tedesche e Alleate, 1943-1944. E “La Seconda Guerra Mondiale attraverso le pagine del “Risorgimento”, Molise 1943-1944″ per Volturnia Edizioni. 

Allo storico ed esperto di conflitti militari mondiali, Fabrizio Nocera, laureato in Sociologia e in Archeologia, Beni Culturali e Turismo, abbiamo chiesto di raccontarci l’entità della potenza militare tedesca agli albori della Seconda Guerra Mondiale.

“La Germania, all’epoca, era potentissima. Hitler sale al potere nel 1933, programmando un riarmamento della Germania, che non era stato possibile promuovere prima, a causa degli obblighi di smilitarizzazione e delle sanzioni, eco del primo conflitto mondiale. Sotto la sua guida, la Germania diede, quindi vita ad un riarmo del potenziale bellico per questo conflitto che sarebbe divenuto mondiale. I tedeschi si rivelarono, presto, potenti e tattici. Studiavano militarmente e gli effetti si sarebbero riscontrati con l’occupazione dell’Italia. Il patto di Acciaio, tra Germania e Italia, stipulato nel maggio del 1939, prevedeva che laddove una delle due nazioni avesse intrapreso un conflitto, anche l’altra avrebbe dovuto seguirlo. Cosa che non accadde subito. L’Italia, nel 1939, non era pronta anche perchè reduce dall’esperienza del colonialismo, con l’occupazione dell’Etiopia, Paese piccolo e povero, che la indebolì dal punto di vista militare ed economico, rivelandosi una manovra soltanto idealistica e propagandistica. Per cui, quando iniziò la seconda guerra mondiale, l’Italia restò guardinga. Dal settembre 1939 in poi la Germania nazista conquistò mezza Europa e, soltanto nel giugno 1940, Mussolini decise di entrare in Italia, pur non avendo una forza bellica altrettanto importante”.

Quali furono gli eventi storici più significativi che riguardarono  il Molise durante la seconda Guerra Mondiale?

“Il Molise non fu interessato alla prima parte della seconda Guerra Mondiale. Nel periodo in cui l’Italia entrò in guerra, dal 10 giugno 1940 al al settembre 1943, il Molise fu un’area non interessata direttamente dai bombardamenti aerei. Ma entrò a farne parte in una seconda fase: con l’inizio dei bombardamenti degli Alleati conseguenti allo sbarco in Sicilia (operazione Husky) del 10 luglio 1943 ed allo sbarco di Salerno, avvenuto nella notte tra l’8 e il 9 Settembre 1943 (operazione Avalanche), che non fu particolarmente felice per gli angloamericani (in quest’ultimo sbarco i tedeschi stavano per rigettare in mare le navi della Quinta Armata statunitense di Mark Clark).

Il bombardamento di Isernia, cominciato il 10 Settembre 1943, in cui vennero distrutti i collegamenti viari e ferroviari, si rivelò disastroso per gli abitanti isernini, anche se i documenti da noi rintracciati, presso l’Archivio di Stato di Campobasso e presso quello di Isernia, dove, in un libro, sono indicate tutte le vittime, ci dimostrano che le vittime a Isernia non furono 4.000, come indicato nelle lapidi, ma tra le 500 e le 600″.

Chi erano Erwin Rommel e Albert Kesserling? 

“Rommel e Kesserling erano i due comandanti in capo delle truppe naziste, con due visioni strategiche differenti. A Rommel erano affidati il Centro e il Nord Italia, mentre Kesserling comandava le truppe naziste nel Sud Italia. Per contrastare l’avanzata degli angloamericani sbarcati al Sud, Rommel voleva che si portassero tutte le truppe lungo la linea Gotica (Pisa – Rimini), mentre il comandante Albert Kesserling riuscì a convincere Hitler, a prolungare la resistenza tedesca, grazie alle linee ritardatrici, come la Viktor, la Bernhardt, la Barbara che, sfruttando la peculiare conformazione del territorio italiano presente nel Sud Italia, resero, in questo modo, più difficoltosa l’avanzata angloamericane. La zona di Cassino fu sfondata nel maggio 1944 e la guerra rimase in questo territorio. Tutto il Molise venne liberato alla fine del 1943”. 

Quali furono le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale per il Molise?

“I bombardamenti, in Molise, avvennero, sia per via aerea attraverso i bombardamenti, che via terra, attraverso i cannoneggiamenti. 5 paesi molisani furono completamente distrutti ( tra questi: San Pietro Avellana, Pescopennataro, Sant’Angelo in Pesco). 36 Comuni furono  bombardati in Molise (2.808 edifici distrutti, 19mila vani resi inabitabili, 10.000 persone senza alloggio, oltre 3.150 imprese danneggiate). La pastorizia, che rappresentava l’economia prevalente, subì una sensibile crisi, a causa dei campi minati dai tedeschi, che allontanarono i contadini. Quasi tutti i Comuni furono toccati dalla guerra, subendo razzie tedesche e requisizioni da parte degli Alleati. Il nostro volume dedicato all’occupazione di Campobasso e sulle razzie subite dai tedeschi e le requisizioni da parte degli Alleati, descrive bene quanto accadde nel capoluogo molisano, attraverso un censimento compiuto strada per strada, famiglia per famiglia, per vedere cosa combinarono i tedeschi, che lasciarono il Molise nella notte fra il 13 e il 14 Ottobre 1943, quando entrarono i canadesi. Furono in quel periodo distrutti l’Archivio storico del Municipio. La stazione e la sua galleria. L’ufficio postale. Il gasometro. La sottostazione elettrica. E i mulini storici che contribuirono ad affamare la popolazione”.

E’ vero che Campobasso, come ci racconta lo storico Antonio Salvatore, divenne “Canada Town”,  cambiando la toponomastica delle proprie strade?

“I Canadesi determinarono una occupazione politica e militare che coincise con una ridenominazione della città e delle sue strade. Sorsero, così, a Campobasso: Piccadilly Circus in Piazza Gabriele Pepe, la scritta Scarth Street di fronte alla Cattedrale. E probabilmente Villa dei Cannoni, ribattezzata Hyde Park. In due Mostre fotografiche, svolte alcuni anni fa, presso la Sala Fratianni del Circolo Sannitico, abbiamo avuto modo di raccontare, con il collega  Antonio Salvatore, i cambiamenti toponomastici della città, durante l’occupazione che fu caratterizzata dalla presenza di britannici, olandesi, neozelandesi e che fu arricchita dalle foto di Alfredo Trombetta. 

Rimane scolpita, nella memoria della città, l’aneddoto che colpì la comunità campobassana, attraverso l’uccisione del Vescovo dell’epoca, il Monsignore Secondo Bologna, per il quale è stato avviato un processo di beatificazione. L’esercito dei Canadesi, che proveniva dalla Valle del Tappino, si fermò nei pressi di Gildone e mentre cannoneggiava la città, con una granata colpì il Monsignor Secondo Bologna, mentre era in preghiera, uccidendolo, nella circostanza, insieme a Suor Lucia. Nello stesso giorno, la mattina del 10 Ottobre 1943, il Monsignor Secondo Bologna, durante una funzione religiosa, aveva pronunciato le parole: “Signore, colpisci me e salva il mio popolo”. La salma del Vescovo fu poi posta di fronte alla Caserma dei Carabinieri, dove anche il comandante delle truppe naziste, Albert Kesserling andò a rendergli omaggio, scagionandosi con la fase: “Noi non siamo stati”.

Un altro evento significativo che riguardò il Molise, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu il bombardamento di Venafro?

“Si. Il 15 Marzo del 1944 gli americani bombardarono Venafro. Un bombardamento errato perché l’obiettivo vero era Cassino, distante a pochi chilometri e posto quasi in linea parallela. Il fronte militare si trovava tra le due città. A Venafro, dove già c’erano i britannici e i soldati del Cef (francesi, tunisini e marocchini), si registrarono numerose vittime, civili e militari”.

Durante il conflitto mondiale, il Molise ospitò anche alcuni campi di concentramento?

“Da quando l’Italia entrò a far parte della Seconda Guerra Mondiale, il Molise ospitò: 5 campi di concentramento, di cui tre maschili e due femminili. Si trattava di strutture adattate a prigione, presenti ad  Agnone, Isernia, Bojano, Vinchiaturo e Casacalenda, dove furono deportati e internati almeno 250 detenuti, fra Ebrei, Rom e Sinti ed anche cittadini di nazionalità nemiche dell’Italia, per restare lì fino al giorno dell’armistizio o della liberazione”.

Quanto fu veritiera e attinente ai fatti, la stampa dell’epoca che, attraverso le pagine del quotidiano “Il Risorgimento”, sostituì  tre precedenti quotidiani dell’epoca (Il Roma, Il Mattino e Il Corriere di Napoli)?

“Il capo redattore era un britannico e i toni che riguardavano la guerra erano enfatici, perché lo richiedeva la propaganda. Ed anche il cinema trasformò alcuni paesi molisani come, ad esempio Castelnuovo a Volturno, sgombrando questa frazione, dapprima occupata dai tedeschi e quindi cannoneggiata dagli Alleati per realizzare alcuni docufilm, come fece il regista John Houston a San Pietro Infine. In quel momento, Il Molise era al centro dell’attenzione internazionale e vennero in Molise molti personaggi famosi dell’epoca”. 

Perchè studiare la Seconda Guerra Mondiale è ancora importante ed attuale per la comunità molisana?

“Nel 1951 il Molise accoglieva una popolazione di oltre 406.000 abitanti. Tra il 1951 e il 1971 vanno via dalla regione molisana 90.000 cittadini molisani. Si assiste ad  un esodo significativo dal Molise dopo la seconda guerra mondiale, che è soprattutto giovanile. A differenza delle altre regioni che ebbero la forza demografica di riprendersi il Molise conosce un progressivo spopolamento che è soprattutto figlio di quel conflitto. Siamo l’unica regione che ha meno popolazione rispetto a quella dell’Unità d’Italia, del 1861. L’inizio dei nostri problemi demografici comincia con la Seconda Guerra Mondiale”. 

Quanto la storia può aiutarci a comprendere quanto sta accadendo  in due fra i principali teatri di guerra del mondo, come quello israelo-palestinese e quello russo- ucraino?

“La funzione dello storico è quella di raccontare i fatti  con la speranza di indurre le persone e i governanti a comprendere che la guerra, come diceva Giovanni Tucci, non la vince nessuno, perché ci impoverisce e perché  porta fame e distruzione. I numerosi conflitti internazionali ci raccontano che l’uomo ha sempre sete di potere”. 

Sei d’accordo sul termine genocidio per descrivere quanto sta succedendo tra Israele e Palestina?

“Sono d’accordo sul termine di genocidio perchè la guerra, per definizione, viene chiamata così, quando ci sono due eserciti a scontrarsi e in questo caso, invece, c’è soltanto una nazione, che sta aggredendo un popolo inerme”. 

Sul conflitto israelo-palestinese influisce anche il divario culturale e religioso?

“Sicuramente c’è anche una componente religiosa. Ma sono, soprattutto, dei problemi politici, perchè oggi il popolo rivendica un’ opposizione che non diventa importante se non si riconosce alla Palestina il fondamentale riconoscimento della nazione. L’opinione pubblica internazionale dovrebbe opporsi a questo conflitto. Ben venga l’azione di una flottiglia che sta andando lì, per soddisfare un’emergenza umanitaria, perché ci sono i bambini che muoiono di fame”.

E’ una strumentalizzazione politica quella che interpreta il conflitto come uno scontro tra una sinistra alleata della Palestina ed una destra accusata di essere complice di un genocidio?

“E’ così. E posso citare l’esempio dell’evento della Liberazione del 25 Aprile in Italia. Si dice che la Liberazione fosse, esclusivamente, di sinistra. Ma la lotta per la Liberazione  non fu fatta soltanto dai comunisti, dai socialisti e da chi era di sinistra, ma anche dai cattolici, dai monarchici, da una grande fetta di popolazione non politicizzata e la Resistenza appartenne a tutto il popolo, impegnato contro il nazifascismo, indipendentemente dallo schieramento politico o dalla ideologia. La Liberazione fu il frutto dell’impegno un Movimento, assolutamente, plurale. Di tutto il popolo”.

E’ troppo tiepido l’atteggiamento del Governo attuale rispetto al genocidio palestinese?

“Lo dice anche l’attore e cantautore Moni Ovada, “Perché Giorgia Meloni non riconosce lo Stato Palestinese?” Noi siamo il terzo finanziatore in termini di armi del popolo israeliano. Anche la Spagna vuole bloccare gli armamenti ad Israele. Potrebbe bloccare gli armamenti anche l’Italia, con una manovra che risulterebbe ottima ed eticamente valida. I soldi per gli armamenti dell’Unione Europea vengono sottratti allo Stato Sociale, di cui personalmente insegno la storia e so che lo Stato Sociale è rappresentato da noi, dalla sanità, dall’istruzione, dalla cultura, da tutto ciò che ruota intorno al benessere della popolazione. Sottrarre risorse per costruire armamenti bellici che seminano morte, nel 2025,  fa veramente male. Gli israeliani possono vantare una Intelligence tra le più importanti al mondo e se volevano, avrebbero potuto, intervenire diversamente”.

I droni che volano, da alcune settimane, in Europa, rappresentano un’allarmante escalation?

“A proposito di droni, per esempio, anche la flottiglia è stata attaccata dai droni. Adesso si può fare la guerra, da casa. La Seconda Guerra Mondiale ha fatto storia anche perché, da allora, lo spazio aereo ha acquisito un’importanza fondamentale. Le teorie di Giulio Douhet insegnano che le guerre mondiali si vincono con i bombardamenti aerei. Ed ora, sarà difficile tornare indietro”.

Un parere sull’intervento tenuto, recentemente, da Donald Trump davanti agli americani in occasione dell’Assemblea Generale dell’Onu?

“Un intervento imbarazzante. Sembrava che Trump parlasse a casa sua, in famiglia. Non ha detto niente di importante. Non ci possono essere grandi commenti”.

Per quanto riguarda la smania di potere di Putin?

“E’ vero gli invasori, gli occupanti che vogliono occupare altri territori, non hanno mai ragione. Però il conflitto russo-ucraino, nasconde, almeno, ragioni più profonde e storiche. C’è la minaccia costituita dall’accerchiamento della Nato. Ma Putin ha, sempre, smentito, di voler attaccare l’Europa”.

Possiamo ancora credere nella forza della diplomazia?

“La diplomazia è l’unica speranza, ma penso che oggi la diplomazia sia inefficace. E’ possibile che non si riesca a fermare Netanyahu? Esistono delle complicità? Non credo che non si possa fermare la guerra. Perché si pongono delle timide sanzioni ad Israele? E’ una cosa inammissibile la strage di 20.000 bambini e di un numero imprecisato di uomini e donne, tra i civili, che si sta compiendo, anche perché non c’è un motivo reale. Tante cose non sono chiare. Comunque, la diplomazia è l’unica soluzione. Non si può pensare di rispondere ad una guerra con un’altra guerra, altrimenti si rischia un conflitto mondiale. Come disse Einstein, “Non so come sarà la terza guerra mondiale, ma la quarta guerra mondiale sarà combattuta con clave e pietre”.

E’ vero che la storia la fanno i vincitori?

“Non è vero perché, da storico, dico che i documenti li prendiamo anche dagli sconfitti. Soprattutto, quando analizziamo la storia del regime fascista. Penso, ad esempio, al casellario politico centrale dove sono schedati tutti gli antifascisti. Prendiamo i documenti e cerchiamo di raccontare una verità che è sempre dimostrabile, attraverso fonti attendibili”.

Cosa ha trasmesso ed insegnato al figlio Fabrizio, l’esperienza di Enzo Nocera, pioniere dell’editoria molisana?

“Grazie a mio padre, fin da piccolo, ho respirato l’odore dei libri. Mio padre mi ha trasmesso l’amore per il Molise perché racconto principalmente Il Molise, attraverso la microstoria che questa terra rappresenta. Papà mi ha insegnato l’umiltà, perché non si è mai atteggiato a protagonista, nonostante abbia dato vita ad oltre 500 pubblicazioni che rappresentano, davvero, la storia del Molise. Enzo Nocera ha cercato di dare un’identità al Molise, ma non è mai stato ben ricordato abbastanza in questa terra, alla quale ha dato tanto”.

Davide Marroni

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