Loredana Costa: “A Gaza stiamo assistendo alla morte dell’umanità ed è solo uno dei tanti casi presenti nel mondo”

“La battaglia è ideologica e non consente di guardare ai vantaggi derivanti da un percorso della cittadinanza più agevole. Ci sono cittadini che devono aspettare 10 anni e cittadinanze incompiute che non possono accedere ai benefici e ai diritti come, ad esempio, la partecipazione ai concorsi. L’immigrato va bene fin quando ci risolve un problema. Lavora. Sta zitto e se ne va a casa. Poi deve scomparire. Ma la realtà ci dice altro. Andiamo, sempre di più, incontro ad una società multietnica e multiculturale.” ci ha detto Loredana Costa, da 27 anni alla guida dell’Associazione Onlus “Dalla Parte Degli Ultimi”, costituita nel 1987 e impegnata, nell’ambito della cooperazione internazionale, dell’informazione ed educazione allo sviluppo, per l’accoglienza di secondo livello, dei migranti, con il compito di rimuovere le varie forme di vulnerabilità che caratterizzano il loro processo di integrazione culturale e sociale.
L’Associazione “Dalla Parte Degli Ultimi” diventa, nel 1988, l’unica ONG presente in Molise, impegnata nella gestione dei progetti di accoglienza ed integrazione dei cittadini stranieri richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, nella intermediazione culturale e nel reinserimento sociale delle vittime di sfruttamento e tratta: una delle numerose organizzazioni non governative nate negli anni 80, nell’alveo della legge 49, che riconosceva il protagonismo della società civile nell’ambito dei processi di cooperazione internazionale con quelli che, all’epoca, venivano definiti i Paesi in via di Sviluppo, per essere accreditati, dal Ministero degli Affari Esteri, nella realizzazione di programmi di cooperazione (modalità, oggi, modificata da una nuova legge che ha sostituito l’antica titolarità dei progetti di cooperazione non governativa, per farli gestire da un’Agenzia esterna).
L’Associazione “Dalla Parte degli Ultimi”, con sede a Campobasso, cura le diversificate “vulnerabilità” che caratterizzano il percorso di integrazione sociale delle persone immigrate: “La nostra accoglienza è successiva al primissimo approdo in Italia che è quello che accade nei centri di accoglienza straordinari, prefettizi, in attesa della richiesta di asilo, che può durare anche un anno e mezzo – ci ha detto Loredana Costa, Presidente dell’Associazione “Dalla Parte Degli Ultimi” – e riguarda la collocazione in un contesto più ampio, come quello della nostra città, che entra nel merito del profilo giuridico delle persone, della comprensione della lingua, del vissuto culturale pregresso e delle esperienze di vita maturate. Ci sono donne che arrivano da sole con minori – ci ha raccontato ancora Costa – “e giovani che lasciano, prestissimo, le famiglie e i villaggi di origine, per affrontare viaggi interminabili, con l’obiettivo di raggiungere l’agognata Europa, sollecitati dalle stesse famiglie a partire e che portano con sé il trauma dell’investimento economico, familiare, morale ed emotivo”.
“Lavoriamo sul recupero dell’autonomia” – ha proseguito Loredana Costa, componente storica del CIPSI, preposta al coordinamento della solidarietà internazionale di 45 ONG italiane ed attuale membro del Consiglio Nazionale di 160 ONG italiane – “grazie al supporto di equipe multidisciplinari, composte da psicologi, educatori, orientatori professionisti che supportano gli immigrati stranieri anche in maniera più complessa, rispetto a quanto non avvenga per i cittadini italiani, per i quali il primo filtro costituito dagli assistenti sociali comunali dovrebbe orientare verso servizi più specialistici. Tutto questo grazie a quelle politiche nazionali che avevano maturato, già venti anni fa, la consapevolezza della complessità, in termini di risposte e di strumenti, richiesti dal tema dell’immigrazione”.
L’Associazione “Dalla Parte Degli Ultimi” nasce nel 1987, per iniziativa di alcuni Padri Cappuccini, come Padre Giorgio Ramolo, originario di Limosano, la cui formazione fu particolarmente segnata dall’esperienza missionaria vissuta nei paesi più poveri dell’Africa, fra il 1970 ed il 1980 e che svolse la sua opera, per 16 anni, a Campobasso e poi, ad Agnone (Parrocchia di Maria Santissima di Costantinopoli), a Isernia, Pietrelcina e nell’ospedale, hospice e casa di riposo di Larino. “Padre Giorgio Ramolo promosse molte iniziative per i giovani ed è stato un punto di riferimento fondamentale per la mia formazione, durante i corsi di Catechesi nei quali leggevamo le esperienze del Parroco Don Lorenzo Milani” – ci ha raccontato la Presidente Costa – “che fu l’ispiratore storico del percorso della nostra Associazione: parroco fiorentino, di origine benestante, che non fu insignito di ruoli o funzioni di alto profilo, e dunque rivoluzionario emblema di una chiesa che diventava missionaria e che rivoluzionò il mondo della scuola rivolgendosi ai ragazzi destinati a vivere una condizione di esclusione, combattendo i casi di abbandono e dispersione scolastica, con lo sguardo rivolto a partire dal territorio intorno”.
Sul finire degli anni’80 e 90, la Repubblica del Ciad, nell’Africa centrale, fu uno dei paesi di elezione dell’attenzione dell’Associazione, attraverso le prime iniziative che riguardarono il settore dell’alfabetizzazione e della formazione scolastica, grazie ai copiosi fondi sulla cooperazione estera, stanziati, all’epoca, dal Ministero degli Affari Esteri, in base ad una cultura della cooperazione che metteva in luce le tradizioni sociali popolari dal basso: ” L’Italia si è sempre distinta per il sostegno, il gemellaggio, dal basso, dal territorio – ha proseguito Costa – e siamo sempre stati presenti nei settori dell’istruzione, della formazione, dell’agricoltura, favorendo la nascita di cooperative di base, anche grazie al supporto proveniente dai gemellaggi delle famiglie molisane che adottavano le famiglie dei villaggi, attraverso il sentimento della solidarietà che nasceva dal basso fra i popoli, afflitti da profonde ingiustizie sociali, subìte per secoli. E siamo stati anche in Paesi come il Burundi, il Congo, l’Eritrea, con funzioni di monitoraggio di altre organizzazioni”.
Dal 2005 al 2010, Loredana Costa ha fatto parte del Consiglio dell’Ufficio per la Pace, che fu istituito presso la Provincia di Campobasso, in collaborazione con l’Università ” Roma 3″. “La non violenza non significa non avere reazioni o subire passivamente. Significa cercare il dialogo, avere la consapevolezza che la pace dipende da noi. Ed è un percorso, dapprima individuale e poi collettivo – ci ha detto nel corso dell’intervista, la Presidente Costa – a Gaza stiamo assistendo alla morte dell’umanità ed è soltanto l’ultimo dei tanti casi, presenti in tante aree del mondo, dove l’umanità è stata sconfitta e dove sono sempre i più deboli a pagare. Il mondo del pacifismo dovrebbe riflettere, perché non ha battuto un colpo. Sia Papa Giovanni Paolo II che Papa Francesco hanno lavorato molto per favorire il dialogo e la necessità della convivenza “interreligiosa” attraverso le quali si costruisce la cultura della Pace e ci ispira fiducia, al momento, la figura di Papa Leone XIV, che è stato un prete missionario, attento alla dimensione delle periferie del mondo e, dunque, a quell’impegno, che dovrebbe animare i Papi, anche perché Gesù non è nato a Roma ma in una periferia del mondo”.
In base ai più recenti censimenti ministeriali sulla popolazione, ci sono circa 14.000 persone straniere residenti per cittadinanza, in Molise, di cui 9.000 extracomunitari e provenienti, in prevalenza, da Paesi come la Romania, il Marocco, la Nigeria, l’Albania, l’Ucraina. Prima ancora della conoscenza della lingua italiana e dell’assistenza sanitaria è il lavoro la prima, urgente, istanza fatta dalle persone straniere immigrate in Molise, recepita dall’Associazione “Dalla Parte degli Ultimi” impegnata nell’accoglienza, nel supporto legale e nell’orientamento lavorativo degli immigrati e ci sono settori come l’agricoltura, l’edilizia, la ristorazione, nonché quello del settore dell’assistenza domiciliare, nel caso delle donne, che vantano, maggiormente, la presenza di stranieri, per interpretare mestieri ai quali, da anni, gli italiani hanno rinunciato o per colmare il problema del ricambio generazionale presente in questi settori. In alcuni casi, venire in Molise per ottenere presto la cittadinanza e avere il passaporto italiano apre molte prospettive alla persona immigrata. L’Europa rimane un sogno ed una prospettiva per tanti, anche se questo disegno europeo lo stiamo limitando, rispetto a quelle che erano le prospettive della sua nascita, a causa dei sovranismi, nazionalismi e chiusure” – ha dichiarato Loredana Costa.
Per quanto riguarda i problemi di sicurezza e vigilanza dettati dalla presenza degli immigrati, si dovrebbe lavorare sempre di più sul lavoro di prevenzione: “La presenza della sicurezza intesa in termini di forza pubblica è importante, ma non basta. Occorre la presenza, sul territorio, di un maggior numero di presidi pubblici di accesso per i cittadini. Invece gli spazi li stiamo chiudendo” – ci ha detto il Presidente dell’Associazione “Dalla Parte Degli Ultimi” – “Il centro storico diventa solo un’area commerciale dove le persone risiedono e, al di là delle sedi della Comune e della Prefettura, altri punti di accesso ed altre iniziative non ne vediamo”.
Sul tema dello stato di salute dell’integrazione, le scuole pubbliche non sono, fondamentalmente, ancora pronte ad accogliere i ragazzi stranieri. Il problema è, spesso, delegato alla capacità dei singoli insegnanti e manca quella figura del mediatore culturale che, in altri casi, in altri territori, è diventato una figura strutturale all’interno dei rapporti, sia in tema di prevenzione sanitaria (le persone emigrate sono quelle che si curano di meno) che di formazione scolastica.
Una dei sogni di Loredana Costa è che l’Associazione “Dalla Parte degli Ultimi”, presente da quasi 40 anni sul territorio, possa raccogliere il testimone, attraverso il coinvolgimento delle giovani generazioni, per garantirne la continuità futura. “E mi augurerei che rimanesse il senso dell’accoglienza e della solidarietà, nella nostra società che, purtroppo, sta scomparendo. Non siamo più comunità che accoglie” – ha concluso -“Viviamo sempre più isolati. Non ho tante speranze che la società cambi, ma noi, se l’impegno lo viviamo a partire da noi stessi, possiamo provare a cambiare questa società.”
Davide Marroni



