“Sguardi sui conflitti in Medio-Oriente”, dalla Comunità Parrocchiale di Sant’Antonio Abate il messaggio al dialogo e alla cultura del perdono

Il prete missionario Don Antonio Ursillo torna a Campobasso ospite di Don Francesco Labarile: “Sarà difficile guarire le ferite dei due popoli”.

“Il passato non lo possiamo cambiare. Il presente è il frutto di quel passato. Il futuro sarà tragico, se non ci metterà le mani il Signore: sono troppe e profonde le ferite fra i due popoli e i due Stati “- ha detto Don Antonio Ursillo, il prete missionario di origine campobassana, appartenente all’Ordine di Don Orione, e residente a Zarqa, in Giordania, da 24 anni, quando gli hanno chiesto quale potrà essere un’azione risolutiva per fermare il conflitto israelo-palestinese. “Sarà difficile guarire le ferite e, sicuramente, la deportazione dei Palestinesi in Egitto o nella Giordania, quest’ultimo, dall’economia particolarmente fragile, non potrà rappresentare la soluzione”. Insieme a Francesco Labarile, Parroco della Chiesa di Sant’Antonio Abate di Campobasso che, nella circostanza dell’incontro organizzato presso la Comunità Parrocchiale omonima, lo ha intervistato, ha convenuto che, senza il dialogo interreligioso, come quello caldeggiato da Papa Francesco ad Abu Dhabi e senza la cultura del perdono, quello storico conflitto nato, agli inizi dell’Ottocento, in risposta al crescente antisemitismo contro gli Ebrei e al movimento sionista che sosteneva la necessità di uno Stato ebraico, non si supererà.

“Non facciamo televisione, non siamo esperti, geopolitici o critici  ma siamo una comunità di persone che riflette e che si interroga sul senso delle cose – ha detto il Parroco Francesco Labarile nel corso dell’incontro della Comunità Parrocchiale di Sant’Antonio Abate, svoltosi nel larghetto omonimo, ex Largo delle Chiaie, come lo stesso ha ricordato, introducendo l’incontro con il missionario in Giordania, Don Antonio Ursillo – “Proviamo a raccontarci il sapere tra di noi. Attraverso la strada della conoscenza che ognuno di noi, seriamente, percorre” ha proseguito Don Francesco, che, a luglio prossimo, ospiterà il critico d’arte Lorenzo Canova per raccontare la storia e le opere dell’artista molisano Gino Marotta. Un evento che, grazie alla collaborazione del fotografo Lello Muzio, metterà in luce le opere del pittore Marcello Scarano che, a pochi passi da Sant’Antonio Abate, in piazza Venezia, soleva dipingere la collina di Castello Monforte. E un ulteriore evento estivo in cui, la studiosa Valeria Viola, che ha scritto una tesi sulla Chiesa di Sant’Antonio Abate, racconterà, pubblicamente, la storia di questo bellissimo esempio di barocco napoletano.

L’ospite dell’evento “Sguardi sui conflitti in Medio- Oriente”, svoltosi davanti alla chiesa  Parrocchiale di Sant’Antonio Abate, alla presenza dello storico Parroco Don Ugo, Don Antonio Ursillo, missionario in Giordania, è nato a Campobasso, nel 1962, in Via San Mercurio, e cresciuto, durante l’infanzia e la prima giovinezza, tra via Sant’Antonio Abate e Via Pendino. Don Antonio Ursillo scoprirà la Chiesa di Sant’Antonio Abate quando sarà ordinato sacerdote, dopo aver frequentato, per molti anni, la chiesa di Santa Maria della Croce, nella veste di chierichetto di Don Antonio Morena. All’età di 13 anni, Don Antonio Morena gli chiese se voleva rimanere nel Seminario di Campobasso o andare a Roma e lui colse, al volo, l’opportunità del trasferimento, che costituirà la base del successivo esodo in Giordania: “Dopo 3 anni e mezzo di Giordania, ho imparato ad apprezzare di più la bellezza dell’Italia e del suo verde – ha detto Don Antonio Ursillo, presentandosi – faccio parte della Congregazione di Don Orione: una comunità di 800 religiosi con voti di povertà, castità, obbedienza e fedeltà al Papa, allievi di Don Luigi Orione, allievo di Don Giovanni Bosco e che fece di tutto nella vita, animato dalla missione nel portare il popolo a Cristo e alla Chiesa. Don Orione era uno degli alunni di Don Bosco che aveva capito che non si fanno chiacchiere ma che bisogna lavorare, avendo attenzione sociale,  mediante tutte le opere di carità che si possono fare, coltivando, attivamente, l’impegno nelle scuole, nelle parrocchie, negli istituti per portatori di handicap, negli istituti per anziani, con il compito di essere fedeli al Papa e di diffondere l’amore per il Papa e per la Chiesa”.

Don Antonio Ursillo ha descritto l’attuale dimensione politica della Giordania, una monarchia costituzionale, con 8 milioni di abitanti, presente nel Medio Oriente e circondata da Stati fondamentalisti, con una polizia segreta particolarmente efficace che, non avendo la ricchezza di materie prime come il petrolio e il gas ha dovuto trovare un modo per vivere e sopravvivere, ritagliandosi un ruolo promotore di equilibrio e di diplomazia nel contesto medio orientale. Una storia travagliata, quella del popolo giordano, che, però, dopo la guerra del 1967, grazie al Re Hussein di Giordania, comprende che, se voleva sopravvivere come nazione e se aspirava alla tranquilla vivibilità del Paese, non era giusta la strada degli armamenti (con Israele alleato dell’America, non ci sarebbe stata la forza), quanto piuttosto la possibilità di rappresentare un punto di riferimento diplomatico per le nazioni intorno. “Il rapporto con il Cristianesimo è, tutto sommato, positivo – ha detto don Antonio Ursillo, nell’incontro – La conversione dall’islam al Cristianesimo è proibita anche per legge. A noi Cristiani ci danno la libertà di fare  tutto quello che si ritiene opportuno, nelle chiese e la possibilità di portare avanti le opere di carità. A Zarqa c’è una scuola con 600 allievi che coltivano, serenamente, il proprio credo religioso, nel rispetto dei programmi ministeriali vigenti”.

La Giordania vive un rapporto diplomatico e non propriamente amichevole con Israele. Ci sono tensioni e quello che sta accadendo a Gaza non arriva senza nessuna conseguenza per la Giordania, che, comunque, riesce a mandare aiuti alla popolazione palestinese e che non potrebbe accogliere profughi, a causa della sua economia fragile.

L’evento “Sguardi sui conflitti in Medio- Oriente”, grazie alla testimonianza del padre missionario orionino, Don Antonio Ursillo, intervistato dal parroco della Chiesa di Sant’Antonio Abate, il sacerdote salesiano di origine pugliese, Don Francesco Labarile,  è stata l’occasione per fare luce sulle differenze che caratterizzano la casta sacerdotale dei musulmani Sciiti (associati, per metafora, ai cattolici, nel corso dell’incontro) rispetto ai Sunniti (più “protestanti”, nel senso della libera interpretazione della dottrina). “Noi cattolici riteniamo che la Bibbia sia un libro ispirato – ha ricordato Don Francesco – mentre San Tommaso, il più importante teologo del Medioevo era convinto, nel 1200, che gli autori sacri avessero scritto i Vangeli senza metterci nulla di proprio, perché corrispondevano alla parola di Dio”.

 Il Corano non può essere interpretato, ma va preso alla lettera. Non esistono traduzioni del Corano. Non viene tradotto. Ogni studioso dell’Islam dà l’interpretazione del Corano, secondo la propria lingua. 

Fra le preziose domande del Parroco Don Francesco: “Perché, nel Medio Oriente, appena un Paese comincia a prendere potere e stabilità economica, diventa una minaccia?”. Alla quale Don Antonio Ursillo, ricordando che quell’area è, costantemente, agitata dal punto di vista militare, da quando gli inglesi diedero tutto nelle mani dell’Onu, operando una divisione discutibile del territorio, ha dichiarato: “Gli interessi occidentali sono ancora molto forti, a causa delle risorse minerarie presenti nell’area”. Avere uno Stato forte nell’area, non amico, significherebbe per l’America fare i conti con un avversario e avere gli interessi economici in pericolo. Ci sono stati casi come il progetto di unione di Egitto e Siria, con l’allargamento alla Giordania e all’Iran o come un progetto di indipendenza siriana grazie alla paventata alleanza con la Russia, che sono stati scongiurati  Per un problema di egemonia, gli occidentali combattono le potenziali alleanze mediorientali e l’Israele rappresenta il guardiano di questa stabilità voluta dall’Occidente. Il vigile dell’area. L’unico Paese a poter essere armato. E meno male che gli iraniani, che hanno il sale in zucca, capiscono che una situazione di guerra ad oltranza, porterebbe soltanto alla distruzione”.

Infine don Francesco Labarile ha ricordato che sia l’Antico Testamento (in cui si professa che “devi conquistare la terra e cacciare lo straniero”), che il Corano (in cui sei chiamato ad ospitare lo straniero e ad uccidere l’infedele) si parla sia di pace che di guerra. Gesù invece diceva: “Porgi l’altra guancia”, rappresentando l’esperienza  di un messaggio di  “non violenza” che è maggiore, nel Cristianesimo. “Papa Francesco guardava molto lontano e caldeggiava il dialogo interreligioso – ha concluso Don Francesco Labarile, parroco della Chiesa di Sant’Antonio Abate. “Oggi ci siamo quasi rassegnati ma se non lo diciamo noi cristiani che l’Uomo è per la non violenza, chi lo dovrebbe dire? Dovremmo sforzarci di unire di più le varie religioni. Se ci fossero degli ebrei, dei musulmani, oltrechè i cristiani, a Campobasso, dovremmo provare a coordinarci, maggiormente, nel territorio, per dare un messaggio unico di Pace, per cominciare a lanciare un sassolino nello stagno…”.

Davide Marroni

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